Comunicazione e tecnologie inclusive: i nuovi standard nella gestione delle crisi

Comunicazione e tecnologie inclusive: i nuovi standard nella gestione delle crisi

La sicurezza nelle società contemporanee rappresenta un tema sempre più emergente all’interno dei dibattiti pubblici e delle strategie di prevenzione a livello europeo. In questo scenario si colloca il recente contributo di Deep Blue, che ha portato a termine il suo coinvolgimento nel progetto STRATEGY, concluso con la pubblicazione di un documento di standardizzazione volto ad accrescere la consapevolezza nell’utilizzo di nuove tecnologie nella gestione delle crisi ed emergenze: il CWA 18005 “Requisiti e raccomandazioni per la comunicazione tramite social media nella gestione delle catastrofi.

“Il CWA 18005 si articola in due sezioni principali”, spiega Alessia Golfetti, Head of Secure Societies presso Deep Blue: “La prima sezione offre linee guida su come formulare efficacemente il testo dei messaggi sui social media per assicurare inclusività, accessibilità e chiarezza. La seconda sezione del documento, al contrario, si concentra su raccomandazioni riguardanti il design grafico, ponendo attenzione ai contenuti visivi, riconosciuti come più immediati e di supporto alla comprensione del testo scritto, un elemento chiave per garantire che i messaggi siano non solo chiari, ma anche visivamente incisivi e di facile interpretazione”.

Il documento di standardizzazione è il risultato di un’intensa attività di collaborazione nell’ambito del progetto STRATEGY e rimarrà pubblico e accessibile a tutti per i prossimi tre anni, costituendo così una valida risorsa per chi opera nel settore della gestione delle emergenze

 

Le metodologie di validazione

Il processo di convalida del CWA 18005 è stato caratterizzato da una stretta correlazione tra il lavoro di ricerca e la sua validazione sul campo, culminata in una maxi-esercitazione condotta in sinergia con il corpo dei Vigili del Fuoco e altri enti interessati nel settore della gestione delle emergenze. In tale occasione, oltre 200 addetti operativi, inclusi le forze dell’ordine e il servizio sanitario, hanno dato vita a due scenari di crisi: il crollo di una diga, con la conseguente inondazione, e un incidente di natura chimico-radiologica, con il pericolo di una nube di fumo velenoso.

Le attività si sono svolte in due location chiave ben distinte: un campo aperto, in cui si è svolta la simulazione, con tanto di vittime e feriti da dover soccorrere, e la sala operativa, dove numerosi schermi permettevano un monitoraggio costante delle operazioni e dove veniva discusso quanto sviluppato all’interno del progetto STRATEGY. A dimostrazione che la comunicazione tra le parti coinvolte è un tassello fondamentale per il successo delle operazioni di soccorso e, affinché sia efficace, la teoria non basta: “Ciò che metti in atto in situazioni di emergenza è il risultato di quanto hai preparato durante la fase di prevenzione” spiega Andrea Capaccioli, Senior consultant presso Deep Blue, evidenziando l’importanza di una formazione accurata e continua, fondata sulla cooperazione: “È stato cruciale riunire attorno allo stesso tavolo tutti gli attori coinvolti, promuovendo il dialogo e la collaborazione su questioni di vitale importanza”. 

La modalità operativa sperimentata durante le esercitazioni si è rivelata fondamentale in situazioni di crisi, quando è necessario agire rapidamente mediante azioni efficaci, sfruttando la sinergia tra le diverse realtà coinvolte e le risorse tecnologiche a disposizione”.

STRATEGY project _ vigili del fuoco e first responders durante l'esercitazione sul campo.

Vigili del fuoco e First Responders durante l’esercitazione sul campo – STRATEGY Project

 

Comunicare le emergenze con i social media

Nel panorama attuale, i social media rivestono un ruolo fondamentale nella gestione delle situazioni di emergenza, modificando radicalmente le modalità di trasmissione e ricezione delle informazioni. Resta quindi da chiedersi: quale è l’effettivo potenziale di questi strumenti in contesti critici, e quali sono le strategie più efficaci da adottare?

“Nella comunicazione delle crisi, è fondamentale conoscere e utilizzare tutte le risorse disponibili, sviluppando piani di comunicazione che prevedano l’uso dei migliori canali di comunicazione a disposizione per raggiungere la popolazione – evidenzia Capaccioli – oltre ai canali tradizionali, abbiamo visto crescere strumenti innovativi di comunicazione come i social, o canali broadcast come IT Alert, testato negli ultimi mesi in Italia e che risponde a una strategia comune europea”. 

Indipendentemente dalla piattaforma di trasmissione e ricezione utilizzata, un aspetto primario è la formazione e la preparazione delle figure coinvolte nelle prime fasi emergenziali, come i cittadini e i first responder: “La qualità della comunicazione in situazioni di calamità è il frutto delle azioni preventive messe in atto a monte della crisi – spiega Golfetti è quindi essenziale informare i cittadini sull’utilizzo dei canali ufficiali, da consultare in caso di necessità e ben prima che si verifichi una possibile catastrofe”.

Ciononostante, l’utilizzo dei social media non è esente da problematiche: “Durante le fasi di progetto, i first responder ci hanno segnalato che, una volta che un messaggio di allerta viene pubblicato, diventa complicato monitorarne la diffusione e fornire risposte tempestive ai cittadini – continua Capaccioli il vero ostacolo, quindi, non risiede tanto nella trasmissione dell’informazione quanto nella gestione della comunicazione bidirezionale che ne deriva”. Se è vero che i social media emergono come strumenti essenziali per garantire una comunicazione rapida in situazioni di crisi, è altrettanto fondamentale assicurarsi che le informazioni veicolate raggiungano effettivamente tutti i membri della comunità.

 

Comunicazione in tempo di crisi: l’importanza dell’inclusività

In una situazione di emergenza, diventa imprescindibile mettere a punto strategie comunicative che siano non solo efficaci, ma anche inclusive. “È necessario rivedere e perfezionare i processi comunicativi, con lo scopo di renderli facilmente adottabili da un numero sempre maggiore di individui e organizzazioni – commenta Capaccioli – così facendo, sarà possibile assicurare che le strategie comunicative risultanti siano realmente inclusive, e quindi efficaci”.

Il primo passo per costruire una strategia di comunicazione inclusiva, consiste nel promuovere un coinvolgimento proattivo da parte dei cittadini durante le fasi di preparazione e prevenzione:  “È cruciale riconoscere l’importanza dei cittadini in contesti emergenziali, dato che spesso sono loro a intervenire per primi – afferma Golfetti – In queste situazioni, la loro partecipazione attiva può essere decisiva per garantire sicurezza e tempestività nelle risposte”. Promuovere una strategia inclusiva significa anche prevedere una comunicazione diversificata e multicanale, attraverso l’introduzione di nuovi strumenti digitali da affiancare ai mezzi di comunicazione tradizionali. Come si evince dallo studio pubblicato su Natural Hazards Center – condotta su un campione di 200 residenti in alloggi, situati in zone a rischio di inondazione – esiste una correlazione diretta tra le competenze digitali dei partecipanti, e la loro capacità di accedere a informazioni sul rischio, quindi di adottare comportamenti di prevenzione. 

“Formare i cittadini all’utilizzo di nuove piattaforme digitali, non significa soltanto disporre di un canale aggiuntivo, ma soprattutto, mitigare le situazioni di crisi in cui sono coinvolte le persone più vulnerabili,” spiega Capaccioli.  Infatti, lo studio evidenzia una correlazione diretta tra vulnerabilità e difficoltà nell’accesso alle informazioni online, specialmente per coloro che affrontano barriere preesistenti. 

“Per questo è fondamentale integrare i processi operativi con attività di formazione in alfabetizzazione digitale e campagne comunicative mirate – continua Capaccioli – al fine di assicurare l’efficacia della comunicazione del rischio nelle comunità più vulnerabili”.

Gli strumenti digitali, se integrati adeguatamente, permettono di realizzare una comunicazione tempestiva e coordinata tra i diversi attori coinvolti, sottolineando al contempo l’importanza di rendere tutte le comunicazioni accessibili a tutti, senza distinzioni. In particolare, i social media emergono come strumenti essenziali per garantire una comunicazione rapida in situazioni di crisi, ma è fondamentale assicurarsi che le informazioni veicolate raggiungano effettivamente tutti i membri della comunità.

Integrando le tecnologie inclusive in un piano di comunicazione del rischio, si contribuisce non solo a rafforzare il senso di comunità, ma si salvano anche vite umane e si promuove la capacità di resilienza di fronte alle avversità. Attraverso una pianificazione oculata e ascoltando tutte le voci all’interno della società, è possibile lavorare insieme per costruire un futuro più sicuro e resiliente.

 

 

 

 

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