Deep Blue sta lavorando assieme a imprese, università e centri di ricerca alla creazione di consorzi che si occupano di mobilità sostenibile a supporto sia della pubblica amministrazione sia dei cittadini, portando un approccio basato sui Fattori Umani come input necessario per chi deve progettare e realizzare sistemi per la mobilità. Tra bandi nazionali, fondi del PNRR e progetti europei, vediamo quali sono le opportunità di finanziamento per la Mobilità Aerea Avanzata e Intelligente.
Droni e taxi volanti in città? L’importante è discuterne
A inizio luglio, Enac (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile) e Regione Lazio hanno firmato un protocollo d’intesa per rendere operativo sul territorio regionale, a partire dal 2023, il trasporto di farmaci, plasma, organi e dispositivi medici attraverso droni. Un progetto che rientra nella più ampia strategia sulla mobilità aerea avanzata di Enac, ovvero lo sviluppo di servizi e operazioni di trasporto merci e persone su aeromobili, con e senza pilota, dotati di diversi livelli di autonomia.
“Non c’è dubbio, i droni voleranno presto numerosi sulle nostre teste (più di sette milioni nel 2050, ha detto il direttore generale di Enac Alessio Quaranta, ndr.) e questo per alcuni non è affatto rassicurante – dice Alessandra Tedeschi, Direttore di Ricerca e Sviluppo in Deep Blue – da un’indagine che abbiamo condotto per il progetto Drive2TheFuture, sembra proprio che noi italiani abbiamo paura che un drone possa ‘caderci addosso’, mentre in Germania, per esempio, i timori sono soprattutto per la privacy: non sarà che le telecamere montate sui droni spiino i cittadini?”.
“La nostra esperienza come esperti di Fattori Umani – continua Tedeschi – ci insegna che con i droni, e in generale con ogni innovazione tecnologica o relativa a un servizio, soprattutto nel settore della mobilità che ci riguarda tutti, è molto importante valutare la social acceptance: come verrà accolta la novità dalle persone? Come favorire il consenso? Per esempio, con una comunicazione efficace o coinvolgendo i cittadini qualora ci fossero più opzioni tra cui scegliere; quest’ultima, una strategia di engagement che indubbiamente ripaga sul fronte del successo, in termini di adozione, di nuovi servizi o tecnologie”.
In Drive2TheFuture, finanziato dall’Unione europea attraverso il programma per l’innovazione Horizon 2020, Deep Blue si è occupata proprio di valutare la social acceptance da parte del pubblico dell’impiego di droni in ambito civile per servizi di varia natura, dal monitoraggio ambientale al trasporto merci. Sempre sui droni, a inizio 2023 partirà il progetto europeo SESAR EALU-AER che studierà nuove soluzioni tecnologiche per il management dei voli senza pilota e la loro integrazione nel sistema di gestione del traffico aereo. “Deep Blue è tra i partner di progetto, ci occuperemo non solo di individuare, tra le diverse soluzioni proposte, le più sicure, in accordo con i regolamenti europei, ma anche di migliorare la comunicazione proprio con l’obiettivo di far crescere la loro social acceptance“.
Portare l’esperienza europea in Italia
Sui droni, e in generale sulla Urban Air Mobility (una mobilità aerea a cortissimo raggio e bassa quota che dovrebbe decongestionare il traffico delle città), punta anche l’Italia. Un anno fa, Enac, Enav (Ente Nazionale di Assistenza al Volo) e Aeroporti di Roma, la società che gestisce gli aeroporti di Fiumicino e Ciampino, hanno firmato un accordo di collaborazione finalizzato allo sviluppo di nuovi servizi, tecnologie e infrastrutture per la mobilità aerea urbana.
“L’accordo si realizzerà attraverso progetti finanziati con fondi del PNRR che avranno tra gli obiettivi primari lo sviluppo di tecnologie e nuovi concetti operativi di trasporto urbano di persone e merci con velivoli sostenibili e in particolare pilotati da remoto o autonomi – spiega Simona Turco, Responsabile Sviluppo Aziendale in Deep Blue – in questo campo, l’esperienza europea maturata nel campo della gestione del traffico aereo e nel settore droni da molte PMI italiane, tra cui Deep Blue, può essere preziosa in chiave analisi concetti operativi, safety, human performance, social acceptance e regolamentazioni“.
Droni a parte, tutti i progetti europei sulla mobilità possono essere ‘scalati’ nelle realtà dei singoli Paesi, l’importante è adattarli alle peculiarità fisiche (geografiche) del territorio e alle specifiche esigenze della popolazione. Riguardo a quest’ultimo punto, il contributo dei Fattori Umani è fondamentale, sottolinea Turco: “In generale, gli esperti di Human Factors studiano come l’introduzione di un’innovazione tecnologica impatta l’uomo ma anche come l’uomo usa e gestisce questa innovazione, e come quest’ultima può diventare più facile da usare e più efficace. Lo stesso approccio si porta al design di strumenti per la mobilità“. Una lezione da tener presente soprattutto in Italia, che su mobilità e Fattori Umani è ancora indietro rispetto ad altri paesi europei. Ma possiamo rimetterci in pari per mezzo anche delle opportunità offerte dal PNRR.
PNRR: mobilità sostenibile, digitalizzazione e Smart City
Grazie al pacchetto di investimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è nato il Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile: quasi 400 milioni in tre anni per realizzare la transizione verde e digitale della mobilità aerea, ferroviaria, marittima e fluviale, stradale, leggera e attiva. La digitalizzazione è la chiave per rigenerare tutto il sistema dei trasporti, anche in chiave green. Partendo dai centri urbani, che così diventano “intelligenti”. “Le Smart City di cui tanto si parla sono città che hanno implementato o stanno implementando un processo di digitalizzazione delle strutture operative e dei trasporti in modo da essere più efficienti e migliorare la qualità della vita dei cittadini – spiega Turco – nei trasporti, la digitalizzazione è fondamentale. Le tecnologie digitali permettono una migliore gestione della mobilità da parte della pubblica amministrazione o delle aziende di trasporto, per esempio fornendo in tempo reale dati su eventuali interruzioni del traffico in modo da riuscire a riorganizzare la viabilità più velocemente ed efficacemente, sfruttando anche criteri di ottimizzazione, prioritizzazione e supporto alle decisioni basati su Intelligenza Artificiale“.
Il digitale trasforma anche le infrastrutture, pensiamo solo alle ‘strade intelligenti’ che, attraverso sensori e Internet of Things (strumenti che forniscono dati sul campo), comunicano coi veicoli e permettono a questi ultimi di comunicare tra loro. “Sempre dal punto di vista dell’utente, che è quello che più ci interessa come Deep Blue – prosegue Turco – la digitalizzazione e l’automazione sono i presupposti di una mobilità intermodale, che integri cioè diversi mezzi di trasporto per ottimizzare tempi e percorsi. L’intermodalità è parte integrante della Mobility as a service (MaaS), cioè un sistema di integrazione di molteplici servizi di trasporto pubblico e privato accessibili all’utente finale attraverso un unico canale digitale“. Come dire, un Google Maps che oltre a fornire la combinazione di mezzi migliori in un determinato momento, dà anche la possibilità di acquistare e pagare un unico biglietto integrato.
La mobilità intermodale è il focus del progetto ORCHESTRA finanziato dall’Europa con il programma Horizon 2020. Individuare e testare nuove soluzioni per gestire al meglio il traffico di persone e merci tra diversi mezzi (stradali, ferroviari, aerei e navali) è l’obiettivo dei partner del consorzio, che valuteranno l’efficacia di sistemi per monitorare e condividere in tempo reale i dati sul traffico in modo da evitare interruzioni e ritardi nei flussi di trasporto. Per esempio reindirizzando il traffico stradale in caso di congestioni o proponendo soluzioni alternative ai passeggeri con voli o treni cancellati. “L’obiettivo della Mobility as a Service è quello di mettere i passeggeri al centro dei servizi di trasporto, offrendo loro soluzioni di mobilità integrata basate sulle preferenze e i loro bisogni individuali – commenta Alessandra Tedeschi, ricordando che Deep Blue è tra i partner di progetto – il MaaS permetterà agli utenti di coordinare e ottimizzare l’utilizzo di tutti i mezzi di trasporto disponibili in una zona (dal car e bike sharing, al treno, all’aereo) per offrire percorsi multimodali ottimizzati in tempo reale secondo i parametri definiti dall’utente“. La mobilità integrata, oltre a essere un servizio vantaggioso per gli utenti, permette di allentare la pressione dei trasporti sull’ambiente, sia perché prevede soluzioni e mezzi di trasporto “condivisi” e nelle intenzioni sempre più elettrificati, sia perché garantendo una migliore distribuzione del traffico riduce congestioni, incidenti e disastri (aumentando pure la sicurezza, quindi).
L’impegno di Deep Blue
In Italia, dice Turco: “Deep Blue sta lavorando assieme a imprese, università e centri di ricerca alla creazione di consorzi che si occupano di mobilità a supporto sia della pubblica amministrazione sia dei cittadini. Ci sono molte opportunità, per esempio bandi aperti dal MISE e dall’Agenzia per l’Italia digitale, alcuni legati a fondi PNRR, dedicati alla mobilità ‘intelligente’. In questi progetti cerchiamo di proporre un cambio di prospettiva: usare la nostra competenza sui Fattori Umani come un input necessario per chi deve progettare e realizzare sistemi per la mobilità e deve farlo in base alle necessità degli utenti che hanno esigenze diverse, cittadini fragili, anziani, donne. Operativamente ciò significa eseguire analisi iniziali per capire a chi va indirizzato un certo servizio, quindi definire casi d’uso (con interviste e survey) e derivare da questi i requisiti che devono essere inclusi nel design e nell’implementazione del servizio“.
Partendo dalle interfacce nel caso in cui il servizio richieda l’utilizzo di una nuova applicazione. “Deve essere comprensibile, intuitiva, facile da usare – aggiunge Tedeschi – altrimenti, per quanto utile e innovativo sia il servizio proposto, rischia di non essere utilizzato. Deep Blue si è occupata specificatamente di questo aspetto nel progetto INDIMO sull’inclusività dei servizi di mobilità digitale, in cui ci siamo concentrati soprattutto su alcune categorie “vulnerabili”: anziani, disabili, donne, migranti, mettendo a fuoco bisogni, capacità e possibilità per proporre soluzioni davvero inclusive”.
L’usabilità è fondamentale per far sì che una nuova tecnologia o un nuovo servizio siano utilizzati dalle persone, ma ci sono anche altri aspetti che ne determinano il successo: quanto la novità si discosta dal vecchio, cioè quanto ‘sconvolge’ le abitudini, e quanto costa. “Negli ultimi anni si comincia a parlare di behavioural economics, un concetto molto usato nel marketing ma che può essere trasferito anche ad ambiti come quello della mobilità – spiega Turco – l’intento è capire come ingaggiare gli utenti, far sì che si ‘convertano’ a un nuovo servizio perché ne comprendono e condividono i benefici per sé e per la collettività, anche se è diverso dal loro solito, anche se costa di più. Senza engagement, volontà, consapevolezza che utilizzare certi strumenti dà un valore aggiunto, si rischia che non vengano mai usati con un grande spreco di tempo e risorse“.