La guerra in Ucraina pare il colpo di grazia alla transizione energetica e agli obiettivi dell’Agenda 2030 sul clima e l’energia, eppure è forse possibile trasformare delle sfortunate circostanze in una opportunità di cambiamento. Lo suggerisce il Direttore Generale della Banca d’Italia Luigi Federico Signorini all’interno di un intervento chiamato “Scelte per lo sviluppo sostenibile, tra emergenza e transizione”, sostenendo che il sentiero tracciato va perseguito con determinazione affinché si prendano le giuste decisioni riguardo il tema dello sviluppo sostenibile.
Alla luce di queste considerazioni, è possibile analizzare il recente report sull’economia circolare in Italia a cura del Circular Economy Network (CEN), che evidenzia una tendenza positiva per quanto riguarda la quasi totalità degli indicatori presi in esame: consumo di energie rinnovabili, produttività delle risorse e tasso di circolarità.
È dunque possibile che le forti difficoltà causate dalla guerra sul mercato dell’energia possano essere sfruttate per prendere decisioni strategiche, trasformando un vincolo in un’opportunità? E cosa può fare Deep Blue per facilitare i processi di transizione alle tecnologie sostenibili del futuro?
Sostenibilità tra guerra e pandemia: il report sull’economia circolare
La crisi innescata prima dalla pandemia e poi dall’invasione dell’Ucraina ha messo in luce le debolezze dell’economia europea nel settore energetico, con prezzi di energia e gas più che raddoppiati per quei paesi che, come l’Italia, dipendevano per una grossa fetta del proprio fabbisogno dal gas naturale russo. Gli effetti si sono diffusi a macchia d’olio verso tutti gli altri settori, costringendo imprenditori di tutto il mondo a sostenere spese maggiori per le materie prime, già introvabili a causa dell’alta domanda che ha caratterizzato il periodo successivo alla pandemia.
Ed è proprio il ruolo delle materie prime la chiave dell’analisi del Rapporto 2022 sull’economia circolare in Italia: una crisi non solo derivante da circostanze fortuite, ma che rappresenta una tendenza strutturale, caratterizzata dal costante consumo di risorse limitate. Un report che, nonostante tutto, dipinge
un’immagine relativamente positiva del nostro paese nel contesto europeo e che elogia gli sforzi della Comunità Europea, che hanno portato all’approvazione del nuovo Piano di azione per l’economia circolare nel febbraio del 2021.
Tra le cinque maggiori economie al centro dell’analisi del Report (Italia, Francia, Germania, Spagna, Polonia), l’Italia è il paese in cui gli abitanti consumano il minor numero di materiali pro capite, con 7,4 tonnellate per abitante, contro le 17,4 della Polonia, fanalino di coda. Facciamo bene anche per quanto riguarda il potere d’acquisto delle risorse consumate, generando 3,5 euro di Pil per ogni chilogrammo di risorse consumate, il 60% in più rispetto alla media europea, e per quanto riguarda l’utilizzo di materiali riciclati, che è pari al 21,6% rispetto alla media UE che si ferma al 12,8%. La quota di riciclo complessiva rispecchia questi dati positivi, raggiungendo il 68% contro la media europea del 35%.
In alcuni settori però, la situazione è opposta: nel tema dell’ecoinnovazione, che quantifica gli investimenti orientati allo sviluppo di progetti sostenibili, l’Italia è solamente al 13° posto con un indice di 79, contro i 154 punti della Germania e i 143 della Finlandia. Fatichiamo anche nel consumo del suolo, con un alto numero di terreni coperti da superficie artificiale, pari a 7,1% contro la media UE del 4,2%.
Il rilancio è possibile, e, come suggerito da Signorini, questo è il momento di agire e di prendere decisioni forti, per invertire la rotta sia dal punto di vista energetico, sia dal punto di vista del recupero dei prodotti. Ma per farlo non basta solo costruire un piano di rilancio, è necessario raggiungere le persone nel quotidiano sviluppando una nuova cultura basata su abitudini energetiche responsabili e legate ai prodotti meno dannosi per l’ambiente e per la salute umana.
Renaissance: comunità locali energeticamente autonome
L’idea di futuro di Deep Blue è rappresentata da innovazione e sostenibilità: è per questo motivo che contribuiamo alla realizzazione di progetti europei nel campo delle energie rinnovabili e delle comunità energetiche. In questo campo agiamo da facilitatori e comunicatori, per far sì che la più ampia fetta possibile di popolazione sia informata delle possibilità offerte dalle energie rinnovabili e sui benefici dell’economia circolare.
Un esempio può essere rappresentato da Renaissance, un progetto finanziato dall’Unione Europea con il programma Horizon 2020 che si occupa di fornire strumenti innovativi e comprensibili a tutti per l’analisi, la gestione e il monitoraggio delle comunità energetiche emergenti. Come responsabile della comunicazione e della promozione territoriale degli obiettivi e risultati del progetto, Deep Blue ha lavorato per coinvolgere la cittadinanza, rendendola più consapevole del proprio consumo energetico e contribuendo a migliorare la percezione generale dei modelli di produzione e consumo collettivo di energie rinnovabili e delle tecnologie ad esse associate.
Gli strumenti di Renaissance hanno affiancato i diversi stakeholder legati alle comunità energetiche emergenti nei quattro siti pilota Europei, fornendo valutazioni preliminari dei sistemi energetici e degli scenari futuri, componenti hardware e software personalizzati e linee guida operative necessarie allo sviluppo di reti elettriche semi-autonome, circolari e a impatto minimo di CO2. I quattro siti pilota del progetto hanno coinvolto realtà molto diverse tra loro, accomunate da un obiettivo in comune: creare comunità in grado di provvedere autonomamente ai propri fabbisogni energetici o, meglio ancora, di immettere l’energia in eccesso prodotta nella rete elettrica nazionale.
Storie di successo: Deep Blue nei siti pilota di Renaissance
Di particolare importanza è il lavoro fatto nei campus universitari presso la Technical University of Thrace, in Grecia, e presso la Vrije Universiteit Brussels a Jette, in Belgio.
A Kimmeria, in Grecia, gli studenti del campus vivono in una comunità in cui la circolarità e l’utilizzo delle energie rinnovabili sono al centro della vita quotidiana: il progetto ha permesso loro di comprendere a pieno l’impatto di comportamenti e abitudini sul conto energetico complessivo, rendendoli non più semplici consumatori passivi, ma protagonisti del cambiamento. In poche parole, dei veri e propri “prosumers”. A riguardo si è espressa Rebecca Hueting , che ha curato il lavoro di Deep Blue nel progetto Renaissance: “Con il supporto dei partner locali abbiamo contribuito allo sviluppo di una cultura sostenibile creando sfide e sondaggi per coinvolgere i ragazzi ogni giorno, con premi a fine anno per gli studenti energeticamente più virtuosi”. Una vera e propria gamification, che si è concretizzata nella ideazione di un videogioco a tema scientifico denominato “Can you renew it?” un’esperienza online che punta a migliorare la consapevolezza degli strumenti a disposizione e a impararne le caratteristiche in modo semplice e divertente.
Simile il caso del Campus Ospedaliero di Jette a Brussels, che comprende l’ospedale universitario e alcune strutture della Vrije Universiteit Brussel. La comunità energetica mira ad aumentare la propria autonomia rispetto alla rete per funzionare in maniera isolata come micro-grid, ed è già in grado di produrre grandi quantità di energia e di accumularla per funzionare fino a cinque giorni nella cosiddetta island mode, che garantisce ai reparti critici di funzionare anche in caso di mancanza di collegamento alla rete. Anche in questo caso, il lavoro di Deep Blue si è concentrato sulla sensibilizzazione degli studenti tramite il progetto EnerJettic: “Attraverso l’installazione di smart-meters per il monitoraggio e la gestione intelligente della temperatura all’interno delle abitazioni del campus, è stato possibile rendere consapevoli i ragazzi dei propri consumi energetici, fornendo loro informazioni e idee per migliorare la propria efficienza energetica” ha raccontato Rebecca Hueting.
Al Manzaneda Galicia Ski Resort, in Galizia, la comunità energetica è legata al settore del turismo invernale ed estivoe nasce per alimentare gli impianti sciistici, a partire dai cannoni per l’innevamento, gli impianti di risalita e le strutture sportive del resort. A causa della distanza dall’allaccio alla rete, Manzaneda ha optato per un sistema di pannelli fotovoltaici e sistemi di batterie BESS per l’accumulo, che permettono di ridurre drasticamente la quantità di energia assorbita dalla rete. “In questo caso, l’operazione di sensibilizzazione di Deep Blue è stata indirizzata ai clienti delle strutture” ha raccontato Nikolas Giampaolo di Deep Blue: “Far sentire i cittadini parte di una realtà sostenibile, che è in grado di autoprodurre le proprie risorse per non contaminare la natura circostante, è un passo fondamentale per creare una cultura sostenibile che raggiunga anche i non addetti ai lavori”.
Infine, l’ultimo sito pilota del progetto Renaissance ha coinvolto Eemnes, un piccolo comune nei Paesi Bassi a circa 35 km da Amsterdam che punta a diventare un energy neutral district entro il 2030. Attraverso attività come incontri periodici, eventi di formazione e informazione attiva per i cittadini, organizzati col supporto degli esperti di Deep Blue, la comunità energetica ha accolto circa 200 nuclei familiari in pochi mesi.
Queste realtà ci insegnano che la crisi può trasformarsi in un’opportunità di crescita, ma solo se vengono prese scelte drastiche e coraggiose. Vanno cambiate le abitudini, per abbracciare una cultura circolare che punti sempre al riciclo e al riuso con l’apporto di energie rinnovabili: in questo processo, Deep Blue vuole essere punto di riferimento e guida per tutti gli stakeholder di settore.
Crediti immagine: Josh Power, Unsplash