Arrivato oggi il voto positivo della Commissione EASA. Il nuovo regolamento sui droni varato dall’Unione Europea sostituisce quelli nazionali. Regole semplificate e standard di sicurezza più elevati per chi vuole operare coi SAPR, i Sistemi Aeromobili a Pilotaggio Remoto. Ecco le novità principali.
Entra in vigore il regolamento unico europeo per i droni. Dopo l’approvazione a giugno 2018 da parte del Parlamento Europeo del nuovo regolamento di base EASA, oggi si è concluso l’esame degli atti attuativi con il voto positivo da parte dei rappresentati degli stati membri presso il Comitato EASA della Commissione Europea. La pubblicazione delle norme attuative sulla Gazzetta Ufficiale Europea è quindi imminente e avverrà entro Giugno, con entrata in vigore prevista 20 giorni dopo la pubblicazione. Le norme diventeranno applicabili in tutti gli stati membri ad un anno esatto dall’entrata in vigore. Dopo un periodo di transizione di due anni che seguirà l’entrata in vigore, chi vorrà operare con un drone in Italia non dovrà più seguire il vecchio regolamento di ENAC, ma dovrà conoscere e rispettare la nuova legge europea.
Cosa prevede il nuovo regolamento unico europeo per i droni? Quali sono gli aspetti più importanti? Cosa dovranno fare operatori e aziende per poter operare coi droni? Per orientarci meglio nel nuovo scenario legislativo abbiamo intervistato Marco Ducci, CEO della società EuroUSC Italia, specializzata nella consulenza sull’utilizzo dei droni ed esperta di regolamentazione in materia.
Perché un regolamento unico europeo sui droni?
Il nuovo regolamento europeo si inserisce in un quadro in continua e velocissima evoluzione. Il mercato dei droni, che già in questi anni ha visto una forte impennata in Europa, godrà nei prossimi di un’ulteriore crescita.
Le normative nazionali però sono troppo diverse tra loro, ed era necessario creare un quadro normativo condiviso per assicurare gli stessi standard di sicurezza in tutti i paesi membri. L’armonizzazione delle regole garantirà il sicuro inserimento dei velivoli SAPR nello spazio aereo civile. Non solo: il nuovo regolamento semplifica le regole per operare in territorio nazionale e negli altri Stati membri dell’Unione Europea.
Quali velivoli sono interessati dal nuovo regolamento?
Tutti. Ogni mezzo aereo a pilotaggio remoto destinato ad uso civile, a prescindere da dimensioni e configurazioni.
In che modo vengono semplificate le regole?
Con una novità: per la prima volta, le regole da rispettare dipenderanno dal livello di rischio di ciascuna operazione. Perciò, operazioni diverse potranno richiedere il rispetto di requisiti differenti anche se il drone utilizzato è esattamente lo stesso.
Quante categorie di operazioni con droni saranno introdotte?
Vengono identificate tre categorie di operazioni: Open (A), Specific (B) e Certified (C).
La categoria Open presenta il livello di rischio più basso e comprende tre sottocategorie: per operazioni di volo sopra le persone (A1), vicino alle persone (A2) e lontano dalle persone (A3). In tutti e tre i casi si vola in VLOS, cioè sempre a vista; la quota massima di volo consentita è 120 m, mentre la massa del drone non può superare i 25 kg.
I droni autorizzati a volare nella categoria Open saranno divisi in 5 classi (dalla C0 alla C4) a seconda della massa, delle specifiche tecniche, delle funzionalità automatiche e delle prestazioni del velivolo. Per ottenere il marchio di classe e contestualmente l’obbligatorio marchio CE, costruttori e importatori dovranno presentare una dichiarazione di conformità. In questo modo anche un produttore extra-UE dovrà adottare le stesse regole di conformità per i propri prodotti.
Quali droni e quali operazioni rientrano invece nelle categorie Specific e Certified?
Nella categoria Specific i droni possono volare anche in BVLOS, quindi al di fuori del campo visivo del pilota. Questa categoria non pone limiti di massa né di quota e comprende tutte le operazioni che non rispettano i requisiti della categoria Open. Le certificazioni richieste per far volare il proprio drone dipenderanno dal livello di rischio della specifica missione, che andrà valutato con una analisi apposita. EASA e le Autorità Nazionali pubblicheranno anche degli scenari standard per consentire una più rapida approvazione per chi vola nei limiti fissati.
Infine, nella categoria Certified rientrano i droni che trasportano persone o merci pericolose, e le operazioni con droni che volano sopra assembramenti di persone. In questo caso sono richieste varie certificazioni: per l’aeromobile, l’operatore e il pilota.
Con il nuovo regolamento, come si potrà diventare piloti di droni?
Per la categoria Open, in cui rientrano la maggior parte delle operazioni oggi effettuate, saranno snellite le procedure per l’addestramento dei piloti ed il conferimento degli attestati. Con il nuovo regolamento europeo sarà possibile seguire corsi online su piattaforme riconosciute: così, per le operazioni a basso rischio, diventare pilota di droni sarà più semplice.
E cosa cambia per le operazioni a maggiore rischio?
Nella categoria Specific la novità principale riguarda la valutazione del rischio delle operazioni tramite la metodologia SORA (Specific Operation Risk Assessment). È una metodologia che guida passo dopo passo nel risk assessmentdell’operazione, sia per quanto riguarda il ground risk (cosa succede se un drone cade a terra), sia per l’air risk (in caso di collisione in volo).
SORA fornisce una serie di requisiti da rispettare in funzione del livello di rischio. Questi requisiti coprono aeree trasversali: aspetti tecnici dei droni e relativi ai fattori umani, ma anche aspetti operativi e procedure dell’operatore. Soddisfatti tutti questi requisiti, e dopo il controllo dell’autorità preposta (ENAC in Italia), si ha l’autorizzazione a volare.
In che modo il regolamento unico europeo sostituirà quello di ENAC?
Il nuovo regolamento europeo è obbligatorio e vincolante per tutti gli Stati membri, che dovranno adottarlo senza eccezioni. Verrà concesso un periodo di transizione di due anni in cui allineare le norme nazionali con quelle europee.
Alcuni settori rimarranno comunque di competenza dell’autorità nazionale: le procedure di accesso ad uno spazio aereo, ad esempio, potranno cambiare da Stato a Stato. Anche le no drone zone ed in generale le aree regolamentate, proibite e pericolose verranno stabilite su base nazionale, così come le sanzioni per i trasgressori.
Verranno installati nuovi dispositivi di sicurezza sui droni?
Sì, due in particolare: l’Electronic Identification e il geo awareness.
In caso di necessità, il primo garantirà l’identificazione remota del proprietario del drone da parte delle autorità. Invece il sistema di geo awareness, tramite un software installato nel drone con le coordinate delle aree proibite o ad alto rischio, bloccherà automaticamente l’accesso del velivolo a determinate zone.
Con il nuovo regolamento, cosa dovrà fare chi utilizza i droni per hobby?
In realtà con il nuovo regolamento verrà meno la distinzione tra operazioni commerciali e per hobby, quindi chiunque voglia usare un drone dovrà rispettare gli stessi requisiti. Per chi usa droni a scopo ricreativo, la categoria di riferimento sarà con molta probabilità quella Open. Starà all’operatore capire in quale delle cinque sottocategorie si rientra e, di conseguenza, quali requisiti dovrà soddisfare.
E cosa cambierà per le aziende che vogliono operare con i droni?
Anche le aziende dovranno capire di volta in volta in quale categoria rientrano le loro operazioni. Ad esempio, le grandi aziende che utilizzano droni per il monitoraggio delle infrastrutture (come reti stradali o di trasporto di energia elettrica) spesso necessitano di voli BVLOS, e quindi ricadono nella categoria Specific. Per le aziende sarà necessaria l’analisi di valutazione dei rischi tramite metodologia SORA per definire i requisiti da rispettare, sia a livello tecnico che organizzativo.